lunedì 20 settembre 2010

I cari fratelli

«Fratello! Che gioia incontrarti e abbracciarti!»
«Mai pari alla mia, Fratello, mai pari alla mia. La felicità che mi pervade è indescrivibile.».
«Quanto tempo, Fratello, è trascorso dal nostro ultimo incontro. La misericordia di dio ha operato segni di inaudita grandezza. Il suo amore pervade il mondo e colma di gioia il mio animo.».
«Molti segni, sì, moltissimi segni. Visibili persino a chi ha soltanto un animo ben disposto. Fratello mio, paragonerei (e non vorrei sembrar blasfemo!) l’opera di dio ad un meraviglioso tappeto. Sul retro si intuisce il disegno, si possono scorgere i segni della grandiosità, ma è sul retto verso che si dispiegano le infinite sfumature e bellezze del tessuto. Non dubito, Fratello, non dubito che persino tu sia riuscito, scorgendo il retro, a riconoscere la sublimità del disegno compiuto. E ciò, credimi, è per il mio cuore più dolce del latte e del miele. Ti abbraccio, Fratello.».
«O, Fratello, che gioia mi dai! L’amore di dio è veramente immenso, se concede anche a coloro che non lo seguono in maniera retta l’illusione di poterne vedere il mirabile disegno. Così grande è il suo amore che anche coloro che ne sono lontani (come te, Fratello) sono convinti di esser da lui benedetti…».
«Fai bene, Fratello mio, fai bene a nominare quell’amore di dio che non teme confronti. Non vi è infatti nulla di più grande e santo, tantomeno l’amore che ritengono di conoscere altri credi di evanescente fondatezza.»
«Fratello, non vorrei che tu pensassi che il tuo credo possa percepire un amore di dio maggiore di quello di cui sono inondati i miei confratelli.».
«Ma non v’è dubbio! O no, non v’è! Certo che lo penso: come può essere la copia (peraltro nemmeno ben fatta) essere migliore dell’unico autentico originale, dell’amore che su di noi si riversa?».
«E dimmi, Fratello, è per questa ragione che la settimana scorsa alcuni dei tuoi sono giunti in un nostro villaggio e hanno ucciso tutti non risparmiando donne e bambini?».
«Oh sì Fratello, sì! Fu per amore, per il trionfo del vero amore, acciocché i meschini accecati dall’errore possano redimersi e indirizzarsi verso l’unica via che porterà, a chi la seguirà, un’infinità di bene. Quanto a coloro che, dando l’esempio e fungendo da ammaestramento, sono periti, ora, immersi nell’abbraccio e nell’amore del vero dio, ridono di quei pochi attimi di sofferenza e spandono lodi per noi che abbiamo permesso loro di ascendere a tale gloria. Ed è per questo, Fratello, che proprio non comprendo come mai i tuoi confratelli, il giorno dopo, abbiano posto una bomba di fronte ad uno dei nostri santuari uccidendo 27 fedeli e ferendone 62 (dei quali 35 gravi). Perché essere così refrattari all’amore di dio?».
«Ma Fratello, è evidente, credo, persino a te. Non era certo per le nostre povere vite, ma non potevamo tollerare che qualcuno dubitasse dell’immenso amore che dio riserva a noi, i suoi figli prediletti.».
«Incomprensioni, incomprensioni. Ma ora, Fratello, lasciati abbracciare.».
«Certamente e con la massima letizia, ma potrei chiederti la squisita cortesia di posare per terra il coltello che stringi nella man destra?».
«Fratello, lietissimo sarò di farlo non appena, toccato dall’immenso amore di dio, ti sarai risoluto a riporre quella mazza ferrata che rotei sul capo.».
«Fratello, forse è giunto il momento di salutarci.».
«Ma in letizia, Fratello, in letizia!».
«E anche, da parte mia, con la massima gioia.».
«La tua gioia nel salutarci non potrà mai essere inferiore alla mia, Fratello, mai!».
«Ma ci ritroveremo. Presto!».
«Prestissimo, Fratello,prestissimo! Come puoi dubitarne? Conterò le ore che ci separano dal nostro prossimo incontro.»
«Avverrà prima di quanto immagini, Fratello.».
«Non ne dubito, non ne dubito!».
«A presto allora!».
«A presto, a prestissimo».


Pubblicato su gli Italiani

e sul
numero 87 di Ucuntu

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