«La Confraternita è al completo?»
«Sì, Grande Anziano, lo è.».
«Anziano, sei tu presente?»
«Sì, Grande Anziano»
«Neofita Apprendista, sei tu presente?».
« Sì, Grande Anziano, sono in attesa.»
«E tutti voi dei nobili Gradi intermedi della nostra Sacra Confraternita, siete tutti presenti?».
«Sì, Grande Anziano, siamo presenti. Pronunciati, Grande Anziano, raccontaci dell’altro tempo.»
« Per l’ultima volta, Fratelli, mi rivolgerò alla Confraternita: i miei giorni tra voi volgono ormai al termine, mi restano soltanto poche settimane. Tu, o Anziano, diverrai allora Grande Anziano e sarà tuo il compito di educare i più giovani al ricordo, come prima di me e te fecero tanti altri Anziani.».
«Sia così, Grande Anziano. Ma ora rammenta, Grande Anziano, e insegna: quando avvenne la caduta? Cosa ci ridusse nell’angustia? ».
«Non accadde improvvisamente: accecati dalla stoltezza, abituati alla libertà, convinti della nostra invulnerabilità e della nostra forza, non ci rendemmo conto che, giorno per giorno, il male diffondeva le sue cellule maligne. Quando cominciammo a comprenderlo era ormai troppo tardi, il morbo s’era diffuso, ed era incontrollabile. Da allora cercammo di resistere, con poche forze e ancor minore convinzione, ma fummo sopraffatti, i più si ritirarono nell’indifferenza. E cominciò la rovina.».
«Racconta, Grande Anziano, tu conoscesti il mondo di prima.».
«Sì, io conobbi quel mondo».
«Uomo fortunato tu sei, Grande Anziano.».
«Non dir così! - non farmi alzare la voce, ci possono sentire - Non sai di cosa parli, mio giovane Fratello: possa tu non conoscere mai quella vita il cui domani sia sempre peggiore dell’oggi. Neofita, in te alberga la speranza che mai muore nei cuori belli, a me solo il lontano ricordo resta.».
«Racconta, Grande Anziano, come vivevano coloro della mia età?».
«In quel mondo i giovani venivano assunti con contratto a tempo indeterminato.».
«E dopo quanti lustri, Grande Anziano?».
«Subito, il primo giorno.».
«E’ arduo crederti, Grande Anziano.».
«Comprendo, ma così era. E in quei tempi si lavorava dalle nove di mattina alle cinque del pomeriggio. E se talvolta si rendeva necessario trattenersi oltre, veniva riconosciuto lo straordinario.».
«Lo straordinario? Grande Anziano, tu vedesti uno straordinario?»
«Lo vidi».
«E com’era, Grande Anziano? Qual era il suo aspetto?».
«Era una riga, in fondo alla busta paga, dopo le ritenute. Era bello.».
«Ripetilo ancora, Grande Anziano. Cosa poteva accadere se non veniva corrisposto?».
Segui un silenzio gravido di rivelazioni.
«Poteva accadere persino uno sciopero. ».
«Sciopero? Grande Anziano, tu ti burli di noi!».
«No, credetemi, dico il vero.».
«Ma come potevate? L’Azienda non faceva strame di voi? ».
«In verità, in verità vi dico: a quei tempi esisteva un Sindacato.».
«Non è una leggenda, allora! Anche mio nonno ne parlava, ma credevo fosse a causa dell’Alzheimer…»
«Silenzio… dei rumori, laggiù. Sta per passare la ronda. Addio, Fratelli. Il 15 settembre andrò in pensione. Ricordate, perseverate. Sperate. Addio!».
Uscirono rapidamente dai bagni e si sparpagliarono in diverse direzioni precipitandosi ai posti di lavoro. Ma uno di loro fu scorto e fermato da una guardia dotata di frustino.
«Ragionier Morizzi! Lei ha diritto a 10 minuti giornalieri (in due sessioni) per pausa urina e a 6 minuti e 40 secondi per pausa feci (unica sessione, non cumulabile con urina, fatti salvi i quattro giorni di dissenteria annuali previsti dal contratto integrativo). Ragioniere! Cosa faceva nel bagno da 10 minuti consecutivi?».
Il Ragioniere si fece minuto, contemplava la punta delle scarpe.
«Ragioniere! Non ne avrà approfittato per... fumare una sigaretta? Ragioniere! Non rammenta come il fumo sia vietato in Azienda? La salute dei nostri lavoratori è preziosa per noi!» e intanto col frustino batteva il ritmo sulla mano sinistra. Il Ragioniere taceva colpevole.
«Voglio essere indulgente, Ragioniere. Ma non succeda più. Per vostra fortuna, alla salute vostra ci pensiamo noi. E ora vada!»
Pubblicato su
gli Italiani
e sul
numero 83 di Ucuntu
giovedì 5 agosto 2010
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