lunedì 14 marzo 2011

La fabbrica dell'unità.

A vederli quieti, nell’intervallo tra un turno e l’altro, soprattutto all’alba, parevano quasi degli idoli antichi col braccio rivolto verso un cielo che pur doveva esserci, da qualche parte, anche se nascosto dal soffitto. Ma poi suonava la sirena e l’onda di tute blu che entrava nel capannone si sfrangiava e tante gocce si fermavano davanti ad essi, una per idolo. Ai lati, dei grossi cesti: quello di sinistra colmo di profilati di plastica nera, sembravano anguille morte; vuoto, ancora, quello di destra. Con la mano sinistra l’operaio pescava dal cesto corrispondente e disponeva il profilato, facendolo passare per ingranaggi già tarati, poi, con la destra, tirava la leva, il braccio, che, KDANG, azionava una pressa che lo piegava e gli dava la forma giusta, quella della guarnizione del finestrino laterale di una millecento. Ormai pronta, la guarnizione veniva presa con la destra e lasciata cadere nel cesto a lato mentre la sinistra era già alla ricerca di una nuova e morta anguilla. KDANG, ancora, e KDANG, per otto ore, e KDANG, per cinque giorni, e KDANG, per anni.
«Sei nuovo?». KDANG.
«Ieri sono entrato». KDANG.
«Come ti chiami?»
«Ciro». KDANG.
«Io Vittorio. Non sei di qui.». KDANG
«Afragola».
«E dove rimane?» KDANG
«Napoli»
«Ah». KDANG
Nero spesso e unto, di plastica e pece, si attacca ai pavimenti, alle mani, ai polmoni.
Sirena, nuovo turno KDANG, altra sirena, altro turno, KDANG. Altre sirene, altri turni. KDANG
«Sei sposato?»
«Ho la fidanzata, giù al paese». KDANG
«Ciro, posso chiederti una cosa?»
«Cosa?» KDANG
«Ma è vero che nella vasca da bagno coltivate l’insalata?» KDANG
Altri turni, KDANG sempre uguali. KDANG, KDANG.
«Ciro, ha mai sentito parlare del Sindacato?».
«Ho fatto qualcosa giù, con i braccianti. KDANG Le terre.».
«C’è una riunione alla fine del turno. KDANG Per lo sciopero, il contratto.».
E la riunione ci fu, con operai di quasi tutte le regioni: raramente si erano visti in Italia, prima di allora, tanti italiani nella stessa stanza. E poi lo sciopero, a cui seguirono le manifestazioni KDANG, e il rinnovo del contratto, altre manifestazioni, KDANG, altri contratti, Pertini, e poi KDANg arrivò la crisi KDAng, l’inflazione KDang, la cassa integrazione Kdang, la mobilità kd..., la chiusura della fabbrica, ..... . La pensione anticipata.

Era un pastore, tra i suoi antenati doveva esserci un maremmano. Quando vide il suo rivale, da lontano, gli si lanciò contro, superando a balzi , nella corsa forsennata, sterpaglie e copertoni spaccati dal sole, lattine e buste lacerate. Col suo peso atterrò il nemico, più piccolo, un tenace molosso, che da sotto digrignò i denti cercando di azzannargli la gola. «Fermi, Fermi!» urlavano i padroni che si avvicinavano con la barcollante premura degli anziani.
GRRRR Il pastore lo teneva schiacciato a terra, ma il molosso, dopo aver morso l’aria un’infinità di volte, riuscì ad afferrare un lembo di pelle, «Fermi!» e una macchia rossa sporcò il candido pelo. Arrivarono i padroni, ansimanti, separarono i cani, dita nel collare. UAUAH. «Buono, buono».
«Vittorio!»
«Ciro!» UAUAH
«Quanto tempo...».
«Sì, è un po’».
«Come va? La tua famiglia? GRRRR Buono!».
«Bene, grazie. I figli sono cresciuti, s’arrangiano... lavoretti.». UAUAH
«Anche il mio... progetti, consulenze, cambia di continuo. Ma lavora da solo, non ha colleghi, compagni...».
«Vieni spesso qua?».
«Davanti alla nostra fabbrica? GRRRR Quasi mai. Sono quasi sempre giù, al Paese.».
«Certo, ora è tutto diverso. E stai fermo!».
«Qui c’erano i parcheggi. UAUAH Non si riusciva a trovare posto.».
«Ora lì, la notte, ci dormono gli extracomunitari.».
«Lo so. GRRRR La settimana scorsa hanno fatto una manifestazione per mandarli via.» UAUAH.
«Da bravo, su! Mio figlio grande c’è andato..».
«Anche il mio.».
«Il tuo? Gennaro?».
«Si fa chiamare Jenny. GRRRR. Il Jenny».
«Ciro, io devo andare UAUAH Non riesco più a tenerlo».
«Nemmeno io. Ci vediamo, allora...».
«Sì, ma senza queste belve»UAUAH.
E si allontanarono, in direzioni diverse, portandosi dietro i ringhi e i latrati che lentamente si affievolirono. E il silenzio del freddo mattino ritornò da padrone sui copertoni spaccati, sulle lattine, sulle sterpaglie e sulle fabbriche scrostate e abbandonate.




Questo raccontino è stato scritto per un numero speciale di Ucuntu dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Credo che, se l’unità dello Stato è stata raggiunta con il Risorgimento, quella della Nazione (ammesso che sia stata conseguita) è avvenuta più tardi: nelle trincee del Piave, per esempio. O alle catene di montaggio del dopoguerra. Ho preferito quindi parlare di questo aspetto, anche perché credo che l'inevitabile declino di quel tipo di economia industriale incentrata sulla fabbrica, che pur aveva tantissimi difetti, abbia favorito la nascita di divisioni e, in generale, la disgregazione sociale. Leggi tutto