sabato 1 dicembre 2012

Qui ci giochiamo tutto

«Stiamo qui mica a scherzare, eh? Qui ci giochiamo tutto».
«Lo sappiamo, Pierluigi. E’ inutile che ce lo ricordi».
«Regole chiare, correttezza. Non scanniamoci tra noi perché loro non aspettano altro. Tutto chiaro?».
«Tutto chiaro» confermarono gli altri.
«E allora possiamo iniziare, e vinca il migliore».
«Cioè io» puntualizzarono tutti gli altri quattro.
«E allora cominciamo. Io prendo i carrarmati rossi».
«Quelli appartengono a me: sono un epifenomeno discutibile ma riconoscibile di un inveramento della storia della sinistra della quale, a differenza tua e del tuo partito, non ho mai fatto abiura. Ma con leggerezza, e gioia.».
«Ve li lascio: sono un simbolo del passato che dobbiamo rottamare. Prendo i blu.».
«Ci sono carrarmati rosa?» chiese l’unica donna del gruppo. Non, non c’erano e si accontentò dei viola.
«E bianchi? Sono affezionato al bianco». Nemmeno. Gialli? Vada per i gialli.
L’Armata Rossa fu giocata ai dadi, la vinse Pierluigi. Lo sconfitto ripiegò sulle Verdi, ma si consolò facilmente, diceva che era un colore a lui congeniale.
Rimasero inutilizzate le armate nere. Per fortuna.
Ognuno aveva il proprio obiettivo che non comunicava apertamente a nessuno ma che cercava di raggiungere con manovre di sponda, posizionamenti strategici e alleanze variabili.
Il Siam fu fatale all’unica donna. Arroccatasi lì, decisa a conquistare l’Oceania per farne una ridotta da utilizzare come tana sicura per riaffermare la sua alterità e assistere riparata agli scontri altrui, non riuscì a conquistare il cuore dell’Indonesia. Indebolita, impoverita negli altri territori, subì alla fine l’attacco concentrato di India e Cina che la costrinse al ritiro.
L’austero nostalgico dei Bianchi, seguì la sua indole e si rifugiò al Nord. Ma lì rimase, intrappolato tra Groenlandia e Islanda, non sapendosi decidere tra America del Nord ed Europa. E come spesso accade, incerto se puntare sull’uno o l’altro Continente, rimase in mezzo al guado, disperdendo le sue forze ed esponendosi ad attacchi multipli. Con molto realismo si dichiarò sconfitto e lasciò il campo ai tre rimasti.
Fu allora che la lotta si fece serrata. Verdi, Rosse e Blu. Strategie differenti: i Blu andavano all'attacco baldanzosi, sempre pronti a ripiegare strategicamente in caso di difficoltà. Le Verdi, arroccate in Sud America, con potenti teste di ponte in Africa e nel sud del mondo, sferravano attacchi repentini al cuore dei continenti settentrionali. E le rosse, con tattica solida e prudente, arroccate in Europa, tenevano il centro del tabellone.
Difficile vincere rapidamente quando gli avversari sono ben arroccati e hanno solide teste di ponte. Le ore scorrevano lente, tra manovre diversive e attacchi su territori periferici e poco protetti al solo scopo di guadagnarsi una carta in attesa dell’occasione propizia.
L’ora era tarda, le strade ormai svuotate e silenziose. Si passò dalle birre ai caffè quando la notte cedette all'alba e i primi biscotti salutarono il levarsi del sole.
A metà mattinata un inatteso rovesciamento produsse l’imperiosa avanzata di un’armata che, territorio dopo territorio, riuscì a raggiungere l’obiettivo.  Vittoria. «Una straordinaria vittoria» la salutò il vincitore.

Esausti bevvero l’ultimo caffè mentre qualcuno, per sapere cosa era successo nel mondo durante la partita, accese il televisore. Si vedeva il Quirinale, e una voce fuori campo informava che “Il Senatore Monti ha ricevuto, dalle mani del Capo dello Stato il mandato a formare il suo secondo Governo».
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