lunedì 26 luglio 2010

Capitolo ventisette

«Prego, può entrare».
La segretaria, con vellutato fare da Gran Sacerdotessa dei Misteri, annuì severa in direzione della porta. Il momento era arrivato, l’incontro col Gran Capo.
Il Ragioniere, abituato a stanze affollate e sudate si sentì minuto e sciocco al cospetto della grande scrivania che, da sola, occupava lo spazio a disposizione sua, del Ragionier Perella e del Geometra Bertenghi. La pianta, poi, una palma degna dell’orto botanico, avrebbe potuto accogliere sotto le sue ampie chiome persino il Dr. Velluri al quale, come si sa, piacciono molto i dolci. E poi ci sarebbe anche da considerare la Dott.ssa Martesano, in effetti, ma lei era, invece, molto attenta alla linea. Da poco aveva dovuto lasciare la sua stanza singola, la Dott.ssa, per precipitare nella loro promiscuità. Esigenze di spazio, disse l’Azienda, gli affitti costano, i locali devono ridursi e bisogna fare un sacrificio. La Dott.ssa non se n’era data pace, la poverina, e fu in quelle settimane che cominciò ad interessarsi di filosofie orientali sino a partire, qualche tempo dopo, per andare a santoneggiare in India. Ingrassando pure, peraltro; ma nel momento in cui il Ragioniere varcò la dirigenzial soglia la Dott.ssa ancora studiava testi di marketing in inglese, era molto attenta alla linea e sarebbe potuta entrare comodamente nel vaso della gran palma.
«Ragioniere, proprio lei» lo accolse affabile il Capo. Lo affascinò di discorsi confidenziali sui massimi sistemi economici e aziendali, lo mise a parte di inconfessabili segreti in realtà noti a tutti e poi gli comunicò che gli offrivano una nuova opportunità. Generalmente quando il Capo o il Responsabile del Personale parlano di nuove opportunità alludono alla possibilità di trovare sufficienti argomenti per scrivere il ventisettesimo, il ventottesimo e il ventinovesimo capitolo del saggio “Tagliarsi le vene e morire in allegria”. Ma questa era un’opportunità sfidante, e allora si poteva arrivare con nonchalance a trentasei capitoli. Stava quasi per comunicagliela quando dei colpi secchi si abbatterono sulla porta. La Gran Sacerdotessa strillò al vilipendio e al sacrilegio ed entrarono facce giuste di sindacalisti arrabbiati.
Tesa l’atmosfera, Il Ragioniere avrebbe voluto (e anche potuto, in effetti, date le dimensioni) nascondersi dietro la palma, ma il primo di quei sindacalisti si precipitò contro il tavolo salmodiando a gran voce “inaccettabile”. Si riferiva, s’apprese poi, all’ultimo ordine di servizio emanato dal Personale.
«Venti! E’ fuori discussione» sbraitava paonazzo, lacrime agli occhi, muscoli contratti del collo, spalleggiato dal non meno esasperato compagno che controcantava “inaccettabile!” in ottava superiore.
Il Capo allargava le braccia e si rendeva conto, ma erano esigenze di servizio.
«E’ fuori discussione» barrivano i sindacalisti.
«In Cina hanno accettato le cinquanta» constatò il Capo col tono che non sarebbe per nulla sfigurato anche in caso di “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio”.
«Ma noi non siamo in Cina» cercò di obiettare il sindacalista, evidentemente ferrato in Geografia.
«E allora vuol dire che ci trasferiremo in Cina» annuì comprensivo il Capo, con quella severa autorevolezza che fa dire al bravo chirurgo che sì, è necessario operare, è necessario per salvare la vita, è deontologico.
«Tre, non una di più» rilanciò il sindacalista.
Alla fine mediarono: dodici, non più di dodici staffilate per turno nel caso di mancato rispetto dei tempi di lavoro. Ma il Capo era convinto che di questo passo nulla sarebbe poi rimasto in Italia. Non si era al passo coi tempi, e con il mercato globale. I sindacati, oltretutto, non avevano compreso la modernità .
«Dicevamo?- riprese quando i sindacalisti si congedarono per stilare un comunicato grondante senso di responsabilità – Ah sì! un’opportunità sfidante».


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