«Fate entrare l’accusato» ordinò il Cancelliere al quale, sottovoce, si rivolse l’inquirente chiedendo di chi si trattasse.
«Tal Gesù, fu Giuseppe, nato a Betlemme 33 anni fa. Ultimo domicilio conosciuto: Nazareth».
«Di cosa è accusato?»
«Sedizione, abuso di credulità popolare, falso ideologico…».
«Falso ideologico?»
«Sostiene di essere Re dei Giudei e Figlio di Dio».
Il Governatore allora si alzò in piedi e si rivolse all’uomo incatenato.
«Sei tu il Re dei Giudei?».
«Tu lo dici» gli rispose il prigioniero guardandolo negli occhi, senza ombra di timore reverenziale nei confronti del potente inquisitore. Il Cancelliere si era intanto avvicinato nuovamente al Governatore e gli sussurrò alcune parole nell’orecchio indicandogli un gruppetto di Giudei che prendevano appunti vergando vigorosamente delle tavolette di cera.
«Voi – chiese il Governatore – chi siete? Cosa state facendo? Come vi chiamate?»
«Luca» rispose il primo, «Marco» aggiunse il secondo e «Matteo» concluse il terzo.
«Ma non ce n’era un altro fino a poco fa? Dov’è andato?».
«Ecco… dietro, lì. Insomma, aveva un bisogno». «Un po’ costipato». «Sì sì, costipatello. Devono essere state le locuste fritte di ieri sera». «E’ da stamattina che non si sente bene». «L’ha detto anche a me, è vero. “Marco - mi ha detto - la cena di ieri sera è stata veramente l’ultima per me. Da ora in poi dieta...” Forse però è stato anche il vino, non solo le locuste fritte nel grasso di montone…».«Eccomi, eccomi…».
«Ora che siete tutti qui, ditemi, cosa state scrivendo su quelle tavolette?»
«Prendiamo appunti». «Sì, infatti, gli atti dell’inchiesta». «Questa sì che è un’inchiesta che farà molto rumore». «Oh sì, proprio».
«Per quale giornale collaborate?»
«Giornale?». «Ecco noi… Cosa sono i giornali, scusi, Governatore?». «Già, infatti, cosa sono?».
«Siete iscritti all’Ordine dei giornalisti?».
«Ordine dei Giornalisti? No io no e tu?». «No, mai sentito nominare. Chi sono? I lavoratori a giornata?». «Non credo... Però, Governatore, ho il tesserino dell’ordine degli Evangelisti». «Vero, ce l’ho pure io.». «Anche io.». «Il nostro è autentico, ma ne girano un sacco di falsi e apocrifi, sa? Governatore…».
«Non ignorate, immagino, che con le nuove norme emanate da Roma non è lecito trascrivere atti di un’inchiesta. Chi è il vostro Editore?».
«Buona domanda». «Potrebbe essere il Padre Eterno?». «In un certo senso, però Lui non firma i contratti». «Però ci ispira la linea editoriale». «Vero.».
«Centurione – ordinò il Governatore – sequestri quelle tavolette.»
«Ma non si fa.». «Non è bello». «Vero, non è per niente bello.». «O mannaggia, devo ritornare alla latrina».
Il Centurione consegnò le tavolette al Cancelliere che cominciò a scorrerle mentre il Governatore «Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Dunque, Giuseppe, sei tu il Re dei Giudei?»
«Giuseppe era suo padre…».
«Già. Allora, Giosuè, sei tu il Re dei Giudei?».
«No, non si chiama Giosuè. Comincia con la G ma …».
«Giuda, sei tu il Re dei Giudei?»
«Giuda? No, per carità, quello era il nostro infiltrato».
«Insomma: sei tu il Re dei Giudei?»
«Governatore!»
«Che c’è ora, Cancelliere?».
«Nelle tavolette c’è un riferimento al Padre Suo che è nei Cieli».
«Il fu Giuseppe?».
«No, un altro.».
«Imputato complicato… Quasi quasi me ne lavo le mani di questo caso…Ma questo Padre Suo che è nei Cieli è iscritto nel registro degli indagati?».
«Non risulta».
«Avete sentito – alzò la voce il Governatore rivolgendosi ai quattro – Il Padre Suo non è indagato. Non potete nominarlo nei vostri resoconti».
«Ma noi non lo nominiamo mai invano.». «Oh no! Figurarsi!». «Però certe volte è necessario.». «Eccomi, mi sono perso qualcosa?». «Dice che non possiamo citare il Padre che è nei Cieli». «Oh però».
«Governatore!»
«Che succede ancora, Cancelliere?».
«Ci sono virgolettati!».
«Virgolettati?»
«Sì, c’è il resoconto dell’interrogatorio davanti ad Anna e Caifa».
Il Governatore si alzò, braccio teso monente nei confronti dei quattro.
«Roma stabilisce che non si possono pubblicare gli atti di un’inchiesta. Solo un riassunto.».
«Come? Un riassunto?». «Ma è assurdo!». «Si perde tutto, così». «E’ vero, la parola è importante.». «Se il Verbo doveva parlare per riassunti mica si faceva carne!». «Vero, spediva un messaggio con la colomba.». «Ma non sarebbe stata la stessa cosa…». «Oh no, per niente». «Ecco, mi ritorna il mal di pancia.». «Resisti, è un momento abbastanza importante.». «Dici?».
«Dura lex, sed lex - sentenziò il Governatore che, segretamente, da anni sognava di potersene uscire in maniera così severa e lapidaria – Cancelliere! Proceda al sequestro delle tavolette.».
«Eh no! Così non si fa!». «Giusto! Il pubblico deve essere informato».
«Pubblico… – sorrise con scherno il Governatore – Ma chi credete che si interessi mai agli atti di un’inchiesta?».
«Bé, no, qualcuno c’è.». «Esatto, e credo, Governatore, che di questo processo se ne parlerà a lungo». «Vero. Sì, sì sì, proprio a lungo.». «Pensate che possa andarmene ora? Non ce la faccio più. Poi mi fate un riassunto.». «Pure a te? Resisti». «Governatore, questa è una legge ingiusta!». «Vero, sì, proprio ingiusta.». «Non è democratica!». «No, no, per niente democratica.».
«Dite che non sia democratica? Ma se la maggioranza questo desidera, la legge non solo è democratica, è anche giusta- e, con gesto teatrale (Pilato in realtà sognava di fare l’attore) – Fatelo entrare!» ordinò.
I legionari condussero un omaccio con occhi iniettati di sangue, uno che si vedeva lontano le cento miglia che era un poco di buono. Sgomitando e scavalcando i quattro, un giovane cronista armato di tavoletta, seguito da una mezza dozzina di colleghi, si slanciò contro il nuovo arrivato.
«Onorevole Barabba – gli domandò – è stato difficile vincere il ballottaggio con Gesù?»
«Non mi ha mai impensierito, il mio programma era certamente superiore. E come tutti gli eletti, avendo vinto a larghissima maggioranza e godendo del largo favore popolare, mi considero un Unto del Signore.».
«E il Cristo?».
«Il suo scarso seguito dimostra l’arretratezza delle sue idee, paraltro già sconfitte dalla storia».
Il Governatore, con gesto maestoso, congedò i quattro. «Attenzione a cosa scrivete» li ammonì mentre venivano condotti via.
«E ora?». «Bel pasticcio.». «Un pasticcio, sì, a queste condizioni mi sa che non scrivo niente». «Vero. Si perde tutto.». «Tutto, tutto.». «Io me ne torno alla latrina. E ci resto.».
La settimana scorsa, calda mattina estiva.
«Presto, cari, è ora, la funzione sta per cominciare».
«Eccoci, Mamma. Ma oggi cosa sacrificheremo a Giunone?».
«Credo una giovenca. O una capra? Non so, chiedete a Papà, è lui che si occupa di queste cose.».
«Mamma, ma quanti animali hanno sacrificato a Giunone in tutta la sua vita?»
«E chi lo sa? Migliaia, milioni…»
«Ma, Mamma, è da tanto, quindi, che si fanno sacrifici ai nostri Dei del Pantheon?».
«Da tantissimo.».
«Ma, Mamma, non è mai venuto fuori nessun altro Dio in tutto questo tempo?»
«Un altro Dio? Fuori dal Pantheon? Ma no, l’avremmo saputo, non credi?».
pubblicato su
gli Italiani
Informare per resistere
Numero 79 di Ucuntu
giovedì 17 giugno 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento