Un'altra giornata stava terminando e, a poco a poco, l'osteria di Giuseppe cominciava ad affollarsi. Quella sera era prevista un'animazione particolare: era infatti in programma un concerto dei Modena City Ramblers, un gruppo che canta in emiliano (o italiano) e suona in irlandese. Un po' matti, forse, ma molto bravi: era da molto che non usciva un disco che fumasse di osterie di fuori porta quanto il loro. Comunque, se vi va di vederli suonare dal vivo (e ne vale la pena) potrete trovarli, dalle nove in poi, all'osteria di Giuseppe. Magari troverete anche della gente strana, e forse pure qualche turista.
Quando Gianni vide il corvo che scendeva lento dal cielo e si andava a posare su un cipresso del cimitero si disse "Questa volta è per me". Non che gli dispiacesse troppo, però. Da quindici anni i medici gli avevano vietato di bere whisky e di fumare la pipa. Per qualche tempo gli fu permesso un boccale di birra la sera, dopo il pasto, ma poi, dopo un'ennesima crisi, gli tolsero anche quello. E, come se non bastasse, da quindici anni sua moglie s'era messa in testa di diventare sua sorella. Gianni era molto infelice, per cui, quando dopo qualche ora sentì nella notte il grido della civetta, chiamò la moglie e disse "Moglie, stasera mi sento che muoio". La povera donna cominciò ad urlare e a piangere e a gridare che non era giusto. Ma lui era proprio rassegnato e convinto. "Solo - le chiese - prima di morire vorrei bermi un bicchierino di whisky".
Ma quella sera, invece, morì il Dottor Ugo. Era proprio antipatico a tutti, il Dottor Ugo. Era diventato il direttore dell'ospedale ma, sin da quando era piccolo, si capiva che era diverso da tutti gli altri: non s'era mai innamorato e nessuno l'aveva mai visto all'osteria. Studiava e lavorava, lavorava e studiava. E incassava: lui non faceva mai niente per niente. Non cambiò mai, nemmeno quando, dopo aver fatto un monte di soldi, avrebbe potuto ben permetterselo. Anzi: più il tempo passava e più diventava incazzoso. Se, passeggiando la domenica, gli capitava di vedere due ragazzi che si abbracciavano, s'incavolava moltissimo, ritornava nel suo ufficio e cominciava a lavorare disperatamente fino a sera. Incassando. Quando si seppe che il Dottor Ugo era morto, persino Anna, la più buona del paese, si limitò a dire "Toh, è morto". Nell'osteria di Giuseppe, poi, la notizia non fece né caldo né freddo. Quella di Giuseppe era la migliore osteria del paese. Si servivano birra e whisky a volontà, purché fossero Guinness e Bushmills. Sul Bushmills, poi, Giuseppe era un'autorità riconosciuta: aveva studiato la materia per molti mesi, ed era arrivato alla scientifica conclusione che il Bushmills va bevuto con un bicchiere d'acqua naturale oligominerale di temperatura compresa tra i quattordici e i quattordici virgola cinque gradi Celsius in quantità pari all'ottantatrè‚ per cento di quella del whisky. Purtroppo, però, aveva un cruccio: le sue ricerche non potevano definirsi concluse perché‚ non aveva ancora stabilito la temperatura ottimale del Bushmills stesso. Dopo molti mesi di studio, infatti, un giorno la moglie gli disse "Oh insomma" e Giuseppe fu costretto a rimandare la soluzione ad altri ricercatori.
A dire il vero per qualche tempo, nell'osteria di Giuseppe, si poteva anche trovare del Lambrusco. Accadde poco meno di vent'anni fa, all' epoca della solidarietà nazionale. Una sera, in quel periodo, nella Sala del Comune si teneva un dibattito sulle contraddizioni di qualcosa davanti a sei spettatori sonnolenti, tra cui il segretario della Sezione. Nell'osteria, invece, volavano le sedie. Successe che un incauto ebbe a chiedersi "Ma, secondo voi, è meglio il vino o la birra?". Scoppiò il pandemonio, e in fretta e furia dovette accorrere a dare la linea uno della Federazione che calmò gli spiriti bollenti proponendo, come compromesso, il Lambrusco. "Perché‚ - sentenziò - è un vino che ha le bollicine.".
Fu allora che Riccardo giurò guerra eterna al Partito. Riccardo viaggiava spesso, andava sotto Firenze a prendere il Chianti da un contadino che conosceva. In quell'occasione prese una posizione molto, molto estremista, e fu necessaria una bella fatica per non farsi scavalcare a sinistra. Ma, col passare del tempo, Riccardo si addolcì. Se a quel tempo l'unico Segretario che godesse della sua stima implacabile era Gramsci, con gli anni la sua benevolenza si estese anche a Togliatti e, negli ultimi tempi, cominciava addirittura a rivedere le sue posizioni su Berlinguer. Riccardo,però, sperava di morire prima di essere costretto a rivalutare Occhetto.
Il vino, quindi era tollerato. Ma nient'altro. Nel paese, quando le mamme volevano far star buono un bimbo un po' discolo minacciavano di chiamare Giuseppe, raccontando al terrorizzato bambino cosa combinò quella volta che si fermò un turista e ordinò un succo di frutta alla papaya. Perché, di turisti, ogni tanto, ne capitava qualcuno. L'osteria di Giuseppe era infatti uno dei pochi posti dove la sera si suonasse.
Quella sera, la sera in cui Gianni vide il corvo, si fermò una coppia di americani decisi a viaggiare per l'Europa in bicicletta. Erano antropologi, e un po' matti. Lui era un professorone, insegnava ad Harvard ed era stato nel Borneo a studiare la struttura assente per tre anni, arrivando alla conclusione che, dato che è assente, è inutile andare fin là a studiarla per tre anni. Lei era una sua ex studentessa occhialuta e alta come un palo.
Il professorone si vantava di avere origini irlandesi, anche se conosceva il Borneo e non Dublino. Ebbene, quando quei due arrivarono all'osteria cominciarono a suonare i Modena City Ramblers che poi sarebbero dei ragazzi, un po' matti anche loro, che cantano in emiliano o italiano delle bellissime canzoni all'osteria di Giuseppe. Quando i professoroni si sedettero cominciò a partire la canzone di benvenuto "A g'am voia ed sunèr, a g'am voia ed cantèr" (preceduta da un du tri quater). Il professorone sentì un brivido corrergli lungo la schiena, si accostò al palo con gli occhiali e le sussurrò "Il gaelico, la lingua dei miei avi".
Poi, dopo tre canzoni, arrivò trafelata la moglie di Gianni a chiedere il whisky per il marito morente e Giuseppe gliene diede un bel po' con tutte le raccomandazioni del caso. Intanto i Modena City Ramblers incominciarono Contessa, e il professorone, che conosceva due parole due di italiano, volle sapere di cosa parlasse. Lo chiese a Stefano, che, come sempre, era quello che parlava più di tutti.
Stefano entrava all'osteria verso le nove e, ogni sera, si guardava attorno con circospezione. Poi, impercettibilmente, cominciava a chiedere "Vi ho mai raccontato di Sergio?". Tutti rispondevano "Sì", ma lui, imperterrito, riprendeva per la millesima volta il racconto delle gesta di Sergio, di quando da solo si scontrò con venti fascisti e li sconfisse tutti, o di quando, da solo, affrontò un plotone di celerini armati fino ai denti. Quando il professorone ebbe ascoltato per mezz'ora la spiegazione di Contessa con, in aggiunta, un inedito capitolo su Sergio, riferì al palo che quella canzone era un antico canto di lotta di minatori irlandesi. Il palo disse "Wonderful".
Nel frattempo la moglie di Gianni rientrò in casa e diede il whisky al marito che lo assaporò e disse "Ahh". Poi, dopo aver posato con aria beata il bicchiere sul tavolino, Gianni guardò assorto per lunghi minuti la moglie e le disse "Ma scusa, in fondo in fondo tu non sei mia sorella". Anche nell'osteria si scatenarono le danze. Quella sera tutti ballavano con molto gusto ed era già notte fonda quando la moglie di Giuseppe disse "Oh, insomma" e chiuse l'osteria.
La mattina dopo Gianni si svegliò molto contento e il Colonnello in pensione, come al solito, andò a comprare il Carlino per leggerselo al bar. Era un gladiatore, il Colonnello. Successe così: quarant'anni prima voleva comprarsi una casetta in montagna e venne a sapere che forse si poteva fare qualcosa per arrotondare. Il Colonnello (che all'epoca non era ancora un colonnello) andò da un signore americano e gli assicurò che, se mai fossero venuti i comunisti, lui avrebbe combattuto fino alla morte. "Mi posso fidare?" chiese il signore americano. "Caspita" lo rassicurò il Colonnello, che poi si costruì quella casetta. Quando fu abbattuto il muro di Berlino, il Colonnello stava bevendo un caffè al Mistrà e disse "Ce l'abbiamo fatta". Da poco aveva fondato un club Forza Italia ed era un esperto di guerre coloniali. Durante il giorno era il padrone assoluto della piazza: si sedeva al bar e non lesinava i suoi pareri sulle più spinose questioni internazionali. Poi, la sera, quando l'osteria apriva i battenti, si rinchiudeva in casa a completare il suo monumentale studio sulla guerra boera. Così fece anche quella sera.
L'osteria riaprì alla solita ora, i due professoroni erano partiti pedalando già dalla mattina e Gianni disse "Moglie, ho sentito la civetta". La moglie disse "Guarda che era la radio", ma lui "No, moglie, sono proprio sicuro: stasera muoio. Solo che, prima di morire...".
lunedì 28 marzo 1994
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