venerdì 22 aprile 1994

Il Ragionier Morizzi perde le elezioni

Già un mese prima delle elezioni il Ragionier Morizzi aveva cominciato a temere che la faccenda sarebbe finita male. Accadde così. Il capo del Ragionier Morizzi (nonché del Ragionier Perella, il suo compagno di stanza) era un bell'uomo molto più giovane di entrambi i Ragionieri. Eppure, grazie ad una carriera lampo era diventato, già da qualche tempo, il loro capo. Ebbene, proprio un mesetto prima delle elezioni, il Dottore cominciò a parlare di un certo club, facendo anche capire che lui (il Dottore) s'era proprio reso conto che la Nazione aveva bisogno di gente come lui. La cosa strana e preoccupante era che il Dottore, nel pronunciare club, aveva usato un nasalissimo 'clob’ al posto dello schietto 'cléb’ che impiegava di solito. Il Dottore era uno nato per vincere, e il guaio era che lo sapeva, anzi, ne era profondamente convinto. Il Dottore s'era associato ad un club Forza Italia. Ma non fu, quella, l'unica avvisaglia.

Il Ragionier Perella, infatti, negli ultimi mesi s'era scoperto fascista. Il Ragionier Perella aveva sempre votato, più per inclinazione caratteriale che per altro, per i partiti del governo. Il Ragionier Perella, in realtà, aveva la testa troppo piena dei malanni dei figli e della sua squadra di calcio e non voleva sobbarcarsi anche la fatica di considerarsi all'opposizione. Con ogni probabilità sarebbe stato uno sforzo eccessivo, per lui, dover continuamente pensare a ciò che il Governo faceva, analizzarlo e, per giunta, pure criticarlo. Le critiche preferiva riservarle all'allenatore della sua squadra (oltre che, ovviamente, a Sacchi). Il Ragionier Perella era un uomo saggio e di buon senso e aveva bisogno di qualcuno che governasse per lui.
Ebbene, il Ragionier Perella, questo Ragionier Perella, era diventato fascista. Accadde, per curiosa coincidenza, proprio quando il politico a cui s'era abbonato ricevette il sesto avviso di garanzia. Il Ragionier Perella, all'arrivo del primo, ritenne sbrigativamente che si trattasse di una montatura. Ma col passare del tempo e degli avvisi cominciò lentamente a maturare l'idea che quel politico dovesse essere fucilato. Comunicò la sua idea al Ragionier Morizzi il quale, timidamente, gli fece notare che forse esagerava: avrebbero dovuto fargli un processo e poi l'appello e poi, forse, avrebbe avuto la giusta condanna. «Troppa fatica» disse il Ragionier Perella. Non solo, accusava apertamente Morizzi di voler difendere i corrotti. E fu così che Perella divenne fascista. Solo che diceva che il fascismo era morto.
In ogni caso, contrariamente alle abitudini, in quell'Ufficio si cominciò a parlare di politica. Per tradizione consolidata, infatti, nessuno aveva interesse a scoprirsi, e ogni discorso che anche solo lontanamente toccava tali temi, generalmente conteneva una tale quantità di distinguo, di se, di ma e però che finiva per risultare assolutamente incomprensibile. Ma lo scopo era proprio questo: non far capire a nessuno da che parte si stava. Per questa ragione l'argomento sul quale tutti si profondevano in analisi era il calcio di cui, ognuno, era un profondo intenditore e per il quale era tollerata e ammessa la dichiarazione di tifo. Da qualche mese, invece, l'atmosfera era diversa, e ti poteva anche capitare di ascoltare il Geometra Pusterli che si lanciava in arditi paralleli storici. Ogni impiegato scopriva di avere delle idee, e ci teneva a farlo sapere.
Fu in quel frangente che, un po’per imprudenza, un po’per sincerità, il Ragionier Morizzi dichiarò che, forse, lui era abbastanza di sinistra. (Pur ammettendo tutte le colpe e gli errori e le manchevolezze e i limiti eccetera eccetera). In Ufficio non aspettavano altro. Da quel giorno il Ragionier Morizzi divenne il capro espiatorio dello stalinismo. Non c'era Gulag che il Ragionier Morizzi non avesse costruito, non c'era dissenziente che il Ragionier Morizzi non avesse (personalmente) condannato al manicomio, e se proprio bisognava trovare la causa ultima dell'attuale crisi economica, era al Ragionier Morizzi che, in ogni caso, bisognava far riferimento. Il Ragioniere cominciava a sentirsi accerchiato.
All'inizio, prima che il Dottore dicesse 'clob', il Ragioniere nutriva la segreta speranza di averla imbroccata giusta, si illudeva di poter stare, per una volta almeno, dalla parte dei vincitori. (Il Mondiale di Spagna era ormai un ricordo sfumato). E per qualche mese, a dire il vero, si crogiolò in questa idea, coltivò questa esile pianticella innaffiandola ogni giorno di considerazioni confortanti.
Ma quando si arrivò al giorno delle elezioni quella pianticella era ormai diventata un po’rachitica. Quella domenica il Ragioniere rimase tappato in casa consumando i giornali e il disco della Rollins Band. La realtà era che cominciava a presagire l'arrivo della tempesta ma non voleva abbandonarsi al pessimismo consueto e cercava qualcosa che gli desse energia. Ed è per questo che ascoltava il disco della Rollins Band.
Infatti è un gruppo che di energia ne trasmette parecchia. Anche se poi, in realtà, più che un gruppo, è una sola perona, Henry Rollins. Il quale, tanto tempo fa suonava nei Black Flag, una storica formazione hardcore. Poi, a partire dalla seconda metà degli anni '80 (i Black Flag si sciolsero nel 1986), s'è messo in proprio sfornando un disco migliore dell'altro. Nel complesso è sempre rimasto fedele a se stesso e alle sue origini anche se, col passare degli anni, si sono innestati nelle sue canzoni sempre più elementi di rock classico. (A dir la verità una caratteristica fondamentale dei dischi di Rollins è costituita dai testi. Ma il Ragioniere non è mai stato una potenza in inglese, e perciò tendeva, purtroppo, a trascurarli). Un classico moderno dell'hard rock, quindi, ma, al di là delle definizioni, è un disco che ricarica, che scuote dal torpore. Così rinfrancato, il Ragioniere andò a letto, preparandosi al gran giorno.
La mattina dopo, lunedì, in Ufficio aleggiava un'atmosfera di ansiosa attesa. Volavano pronostici e scommesse. Una, in particolare, coinvolse una trentina di colleghi e fu vinta, inaspettatamente, dal Signor Bondi, da lungo tempo sofferente per i postumi di una dolorosa operazione. Il Signor Bondi, tra una Novalgina e l'altra, azzeccò i risultati con precisione svizzera. Fu il più memorabile successo della sua vita: fino a quel momento nessuno l'aveva mai considerato e veniva trattato, un po’da tutti, come il collega buono che si impegna tanto ma che di più non può proprio fare. E da quel giorno, e per molti mesi, non trascurò mai, davanti alla macchinetta del caffè, di analizzare con cognizione di causa gli sviluppi della situazione politica premettendo, ad ogni opinione personale, «Ma la gente vuole...».
Finalmente suonò la campanella e, sulla via del ritorno, il Ragioniere si fermò in un'enoteca per comprare una bottiglia di Prosecco (Gioioso, per la precisione) che, arrivato a casa, pose con cura in frigorifero. Consumata una cena solitaria e sbrigativa, si piazzò davanti al televisore in attesa del miracolo.
Poco prima delle dieci, trepidante, tirò fuori dal frigo la bottiglia, prese dalla dispensa un bicchiere pulito e li poggiò entrambi sul tavolo. Poco dopo le dieci riaprì il frigo, rimise la bottiglia al suo posto in attesa di altra occasione, si avvicinò al rubinetto e bevve un bicchiere d'acqua.
Venne il martedì. Il Ragionier Perella era molto soddisfatto. Morizzi piuttosto rabbuiato. Alle dieci entrò nella stanza il mite Avvocato Santelli. Un brav'uomo, tutto Ufficio, famiglia e Parrocchia. «Avete visto i risultati? - disse costernato - hanno vinto i fascisti». «Il fascismo è morto» lo tranquillizzò Perella. Poi il Ragionier Perella fece una pausa, si volse verso Morizzi e, puntandogli l'indice contro «Pensi, Avvocato, che per poco non finivamo in mano ai comunisti».
Mezz'ora dopo, finalmente, arrivò stremato anche il Dottore. La campagna elettorale l'aveva messo a dura prova: tra una cena, e una merenda, e un banchetto, e un rinfresco, e un party era ingrassato di almeno quattro chili. «Ragazzi, non ce la faccio più» fu la prima cosa che disse entrando in Ufficio. E poi, crollando esausto e pesante sulla sua poltrona imbottita, «Ho bisogno di una settimana di ferie in montagna».
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